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Un paese carente di materie prime, ma ricco di stile. L’Italia esporta la moda, da sempre. Gli stilisti italiani erano e sono tra i più famosi creatori di moda nel mondo. Nel tempo la moda italiana è stata capace di influenzare l’evoluzione della società. Un inevitabile intreccio di gusto e cultura, diventato marchio di qualità ed eccellenza. L’alta moda è italiana: ieri, oggi, sempre.

Il Made in Italy in passerella: le origini della moda italiana

Le origini della moda italiana coincidono convenzionalmente con una sfilata organizzata nel 1951 da Giovanni Battista Giorgini a Villa Torrigiani, la sua lussuosa residenza fiorentina. Una rivoluzione: sulla passerella sfilarono creazioni sartoriali esclusivamente italiane. Quelli che all’epoca erano i grandi sarti fiorentini, milanesi e romani si riunirono per dare vita ad una sfilata collettiva. La sfida agli atelier parigini fu lanciata. Collezioni completamente nuove attirarono l’interesse dei grandi finanziatori americani. Un’intuizione geniale, quella di Giovanni Battista Giorgini, esportatore di prodotti dell’artigianato. I modelli proposti dalla moda italiana spaziavano dall’alta sartoria ai modelli boutique, dalle creazioni per lo sport a quelle per il tempo libero e costavano la metà di quelli elitari francesi. “Cause for worry” scrisse il “Time”: gli italiani erano scesi in guerra e, con enorme preoccupazione dei francesi, sarebbe stata l’unica che avrebbero vinto. Simonetta, Carosa, Alberto Fabiani, le sorelle Fontana ed Emilio Schuberth, le sartorie Vanna e Noberasco, le pellicce di Jole Veneziani, Giorgio Avolio, Franco Bertoli, Emilio Pucci. Tutti si ritagliarono un proprio spazio in quella storica sfilata. Fu l’inizio di tutto: nel 1958 fu fondata la Camera sindacale della Moda italiana e, sempre a Roma, nel 1959 Valentino aprì la propria casa di moda. Un’ulteriore svolta arrivò negli anni ’70 quando all’alta moda si affiancò il prêt-à-porter: prezzi più contenuti e indossabili anche nella quotidianità. A partire dagli anni ’70 iniziò la diffusione sul mercato internazionale di tanti marchi stilistici italiani, con creazioni innovative e abbinate ad accessori di ogni genere. Il resto è Storia del Made in Italy da indossare.

Il Quadrilatero della Moda: le grandi città italiane dettano stile a tutto il mondo

Via Monte Napoleone, Via Manzoni, Via della Spiga e Corso Venezia. Chi non ha mai sentito nominare uno di questi punti nevralgici della città di Milano non può considerarsi un appassionato di moda. Qui, all’interno del Quadrilatero della moda italiana, la parola d’ordine è lusso. Gioiellerie, boutique e showroom di abbigliamento, design e arredamento lungo le strade dell’oro italiano. Altro che triangolo delle Bermuda, le vere sparizioni avvengono nel Quadrilatero della Moda: a svanire sono tutti i contanti contenuti nei gonfi portafogli e gli zeri sui conti degli uomini e delle donne più ricche della Terra. Il reame incantato dello shopping apre le sue porte a chi non si accontenta, a chi cerca il meglio da vivere e da indossare. E il meglio è l’alta moda italiana. Durante la celeberrima Milano fashion week in questi atelier vengono presentate in anteprima le novità dello stile mondiale. Capitale della moda per eccellenza. Se tutte le strade portano a Roma, tutte le nuove tendenze passano da Milano. Ma in un paese così culturalmente vivo come l’Italia è lecito aspettarsi che ci siano altre zone in cui la moda è protagonista. E allora ci si sposta più giù, verso Via del corso, Piazza di Spagna e Via Condotti. A Roma la moda italiana incontra il patrimonio artistico del Bel Paese: effimere passioni mutevoli ad ogni stagione da una parte, eterni pezzi di storia dall’altra. Poi c’è Firenze, che si piazza di diritto nella classifica delle città della moda con l’evento Pitti immagine dedicato alla moda maschile. Tra una tappa culturale e l’altra, i turisti affollano i negozi italiani di alta moda, per la volontà di portarsi a casa un po’ di quella bellezza rimasta negli occhi. L’italianità diventa un abito per le più svariate occasioni, una seconda pelle firmata dai grandi stilisti nostrani.

A tenere alta la fama e il prestigio della moda italiana ci pensano i grandi nomi dello stile Made in Italy che ogni anno presentano sulle passerelle di tutto il mondo le nuove collezioni, frutto dell’estro degli stilisti più quotati. Ecco una carrellata delle principali maison di moda italiana, nomi che hanno fatto e continuano a fare la Storia del fashion globale, con un fatturato complessivo di oltre 90 miliardi di euro.

DOLCE & GABBANA

“Gli italiani sanno bene che è lo stile che conta, non la moda, e lo stile italiano non ha limiti di classe o d’età.” (Stefano Gabbana)

Molta parte dello stile italiano diffuso nel mondo ha un cognome, anzi due: Dolce & Gabbana. Più di un marchio, un Universo della moda italiana, fondato nel 1985 a Legnano da Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Dalla collaborazione tra un siciliano e un milanese nasce la casa di moda italiana preferita dalle star internazionali. Uno stile che fonde la mediterraneità con le tendenze del momento. Un’idea di moda che affonda le sue radici nella tradizione meridionale, con costanti richiami ai pizzi, ai ricami, ai colori caldi, all’eccentrico modo di vivere della gente del Sud. Alcuni tra i volti più noti del jet set mondiale hanno indossato e continuano ad indossare Dolce & Gabbana, diventando testimonial e ambasciatori del marchio italiano nel mondo: Madonna, Nicole Kidman, Tina Turner, Gwyneth Paltrow, Jon Bon Jovi, Monica Bellucci, Kylie Minogue, Fabio Cannavaro, Matthew McConaughey. Non solo abbigliamento: negli anni ’90 nasce Dolce & Gabbana profumi, più famosi per le pubblicità associate che per le fragranze. Da Capri a Palermo, le principali bellezze del territorio italiano sono state scelte come protagoniste degli spot Dolce & Gabbana. Perché una moda che vuole arrivare lontano non deve mai dimenticare le proprie radici.

Dolce & Gabbana

ARMANI

“L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare.” (Giorgio Armani)

80 anni. Proprietario del secondo marchio di moda italiana per fatturato. È lo stilista più pagato del mondo. Sì, stiamo parlando di Giorgio Armani. Lasciati gli studi di Medicina per svolgere il servizio militare, nel 1957 decide di stravolgere la sua vita e presentarsi alla porta della Rinascente. Il 24 luglio 1975 nasce la Giorgio Armani, etichetta di prêt-à-porter maschile e femminile. La prima collezione firmata da quello che verrà definito come il “king della moda” era giocata sui soli toni del bianco e del blu, un blu originale che diventerà il famoso Blu Armani e che verrà affiancata a una cromia in bilico tra il grigio e il sabbia, il famoso greige. La carriera di quell’ex studente di medicina? Un’innovazione dietro l’altra, come la giacca destrutturata. Nelle mani di Giorgio Armani il capo d’abbigliamento maschile è completamente smontato: vengono eliminate le tele di sostegno interne e l’imbottitura, spostati i bottoni e modificate le spalline. Poi tocca ai tailleur femminili e agli abiti da sera delle donne. Uno stile inconfondibile, quelli di Armani, caratterizzato da praticità ed eleganza, scelto per le divise Alitalia negli anni ’90 e per quelle dell’Italia in diverse Olimpiadi. Inconfondibile il logo bianco sulla t-shirt nera, a conferma della sobrietà della moda italiana, che non ha bisogno di inutili orpelli.

 

PRADA

“Ciò che indossi è quello che presenti di te al mondo, specialmente oggi, quando i contatti umani sono così veloci. La moda è un linguaggio istantaneo” (Miuccia Prada)

Un negozio di pelletteria di lusso aperto nel 1913 da Mario e Martino Prada a Milano, in Galleria Vittorio Emanuele, si trasformò prima in un’azienda di accessori da viaggio per l’aristocrazia e poi nella maison di moda italiana più desiderata al mondo. Miuccia Prada, nipote del fondatore e direttrice creativa del marchio, è la fiera prosecutrice dello stile ugly-chic, il brutto considerato bello. La storia di Prada è la storia di un successo perseguito e raggiunto nel tempo con impegno e tenacia, idee e competenze, sacrifici e investimenti, mentalità vincente e spirito competitivo. Sarà lei a creare il simbolo dello stile Prada: il classico ed elegante zaino fabbricato in nylon nero, diventato un’icona della moda italiana.

Scarpe, pellame, occhiali, borse, e, dal 1998, anche una linea sportiva, la celebre linea rossa, sponsor ufficiale del team “Luna Rossa” alla Coppa America di vela. Prada è anche la storia di un matrimonio, quello tra Miuccia e Patrizio Bertelli, amministratore delegato dell’azienda. Un connubio che è riuscito a conquistarsi un posto d’onore tra le stelle della moda internazionale.

Prada

VALENTINO

“Il mio stile? Timeless, ovvero senza tempo: solido, fatto di sostanza e non di piccoli effetti sensazionali: Powerful, una moda pensata davvero per dare potere alla donna.” (Valentino)

L’ultimo imperatore dell’alta moda italiana. Nel 1959, dopo anni passati a studiare a Parigi e poi al fianco di Guy Laroche, aprì a Roma un atelier. I suoi abiti erano pensati per una donna che voleva sottolineare la sua femminilità e la sua sensualità, ma senza rinunciare all’eleganza. Il suo stile è riconoscibile da sempre per l’attenzione al drappeggio e al plissé, i temi animalier, i riferimenti al mondo dell’arte (celeberrime le sue collezioni ispirate a Klimt, Hoffmann e ai pittori del Rinascimento). Su tutto, svetta la passione totalizzante per il rosso, diventato una sfumatura personalizzata, una tonalità creata apposta per lui, un simbolo di riconoscimento: il “rosso Valentino”, tra il carminio, il porpora ed il rosso di cadmio. 45 anni di storia nei quali ha vestito le donne più belle del pianeta: Jacqueline Kennedy divenne la sua musa ispiratrice. E anche oggi, dopo il suo ritiro dalle scene, il suo nome continua a dire al mondo una sola cosa: alta moda italiana.

VERSACE

“Penso che sia responsabilità di uno stilista cercare di infrangere le regole e le barriere.” (Versace)

Reggio Calabria, anni ’50, il piccolo Gianni gioca nella sartoria della madre, insieme al fratello Santo e alla sorella Donatella. 28 marzo 1978: a Milano quello stesso Gianni presenta la prima collezione della sua vita. Così nasce il mito Versace. Uno stile eclettico per una donna sexy e glamour, per un uomo sicuro e sfacciato. Nel 1982 Versace inventa l’oroton, ossia la maglia a incastro di elementi metallici; poi il tessuto “Africa” in cui un sottile filo di nylon viene accoppiato ad un filo di viscosa e poi trattato per ottenere le sue famose trasparenze; nell’84 cominciano i riferimenti all’arte contemporanea. Negli anni 90 Gianni Versace inventa la figura della “top model”: da semplice indossatrice, la modella diventa musa ispiratrice, protagonista della sfilata, incarnazione perfetta dell’idea dello stilista, l’abito non viene indossato dalla persona, viene pensato per la persona. Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Cindy Crawford, Carla Bruni, Helena Christensen. Quel piccolo sarto entra nella leggenda, e anche la sua “fine” è da leggenda: Gianni muore nel 1997 a Miami per mano di un serial killer. Toccherà alla sorella Donatella Versace prendere in mano la maison della Medusa, simbolo del brand e dare continuità ai sogni del fratello, alle campagne pubblicitarie più spregiudicate mai apparse e al legame fortissimo con i personaggi più noti del mondo della musica internazionale che scelgono ancora l’alta moda italiana, che scelgono ancora Versace.

Versace

MOSCHINO

“Se non puoi essere elegante, sii almeno stravagante” (Franco Moschino)

Una riflessione ironica sulla società. Questo l’obiettivo della casa di moda fondata da Franco Moschino nel 1983. Abiti variopinti, esagerati, stravaganti, reinventati. Lo stilista italiano parte dai classici e li dissacra, li smonta, li esagera, con accessori enormi e colori sgargianti. Pois, righe, stampe degne di Arlecchino, frutta, cuori, simboli internazionali come quello della pace, borse matelassè, grandissimi orecchini dorati a cerchio e orologi italiani di classe: impossibile non riconoscere lo stile Moschino, uno stile “cheap and chic”. Tutto ciò che sembrava lontano dall’alta moda italiana, grazie a Franco Moschino, entra di diritto nel mondo del lusso Made in Italy. Elegante? No, Moschino.

CAVALLI

“Mi considero un artista, con l’unica differenza che le mie creazioni si indossano, non si appendono ad un muro.” (Roberto Cavalli)

È il 1972, quando Cavalli approda per la prima volta sulle passerelle di Palazzo Pitti e di Milano Collezioni. Nello stesso anno apre la sua prima boutique a Saint Tropez. La sua moda è soprattutto anticonformismo, provocazione, aggressiva sensualità. Pelle, denim, stampe animalier. Uno stile ben definito che identifica un capo Cavalli in tutto il mondo. Sperimentare è la parola d’ordine: sperimentazione sui tessuti, glamour ispirato alla natura. Roberto Cavalli tira fuori l’attitudine selvaggia, trasferisce sui tessuti il puro istinto, per permetterci di indossare l’animale che è in noi.

GUCCI

“Rimasticare il passato per me è un modo per non banalizzare i vestiti e non ossessionarmi sulle lunghezze degli orli. Quel che mi interessa, infatti, è raccontare una storia, e se qualcuno ci vede lacerti di altre storie, ben venga” (Alessandro Michele)

Le parole dell’ultimo direttore creativo della maison Gucci partono dal presente per risalire al passato di una delle case di moda italiana più famose nel mondo che ha fatto del legame con il passato uno dei suoi valori. Oltre 90 anni di storia, un’eredità pesantissima per la moda italiana. Tutto inizia a Firenze nel 1921 quando Guccio Gucci decise di aprire un’azienda specializzata in prodotti in pelle e un piccolo negozio nel centro della città. Il successo fu immediato. Erano tantissime le richieste dal mondo dell’equitazione e da queste derivò uno dei simboli del marchio: il morsetto. Negli anni ’50 apparve per la prima volta il nastro dalla trama verde/rosso/verde, divenuta la bandiera di Gucci, e negli anni ’60 nacque il logo delle due G incrociate. Le star di Hollywood impazzirono per il brand e Gucci aprì sedi in tutto il mondo. Nonostante l’ambito internazionale, la maison toscana non ha mai perduto la profonda identità Made in Italy. Le icone del marchio vengono modificate, ma mai abbandonate, come la stampa Flora, la pelle Guccissima e le borse Jackie O e Bamboo, indossate dai miti di ogni tempo.

Gucci

GIANFRANCO FERRÈ

“Un abito è sensualità quando si muove legato col corpo. È ostentazione quando ti copre e ti abbaglia. È emozione. È rumore, fruscìo. Un abito silenzioso è un abito nullo, inutile.” (Gianfranco Ferrè)

Una camicia bianca come tela, la sua fantasia come ispirazione, ago e filo come pennello e colori. Un capo unisex, sensuale addosso alla donna, elegante per l’uomo. Un pezzo essenziale del guardaroba di ognuno, versatile, scomponibile e rielaborabile in infinite varianti. L’architetto della moda italiana Gianfranco Ferrè la trattava come un vero e proprio oggetto di design. Nel 1978 decide di fondare la Gianfranco Ferré Spa, dando vita alla prima linea di pret-a-porter e accessori donna firmata da uno dei nomi indelebili dello stile Made in Italy. Nel 1989 Ferré diventa direttore creativo della maison francese Christian Dior, e plasma il marchio con la sua visione particolare di femminilità. Scompare nel 2007 lasciando il mondo della moda orfano del suo “lessico dell’eleganza”.

MISSONI

“Non compro abiti firmati, mi metto quello che mi piace.” (Ottavio Missoni)

Un anticonformista, Ottavio Missoni, che ha sempre pensato a fare bene il proprio lavoro, senza preoccuparsi del contorno. Uno dei marchi di moda più conosciuti al mondo lega il suo destino alla famiglia della moda italiana, la famiglia Missoni, appunto. Nel 1953 Ottavio e la moglie Rosita Jelmini fondano un laboratorio a Gallarate, in provincia di Varese, e una fabbrica a Sulmirago. Nel 1958 la prima sfilata attira l’attenzione degli addetti ai lavori e negli anni 70 arriva il successo planetario del brand. Di padre in figlio, di generazione in generazione, l’eredità Missoni viene raccolta dai tre figli della coppia. Sotto la nuova direzione nasce la passione per i tessuti, che, insieme alle stampe, sono diventati un marchio di fabbrica Missoni, che rende i capi riconoscibili a prima vista. Dopo le perdite dei pilastri della famiglia, i Missoni continuano ad essere imprenditori della moda italiana di successo. I pattern colorati e geometrici raccontano molto di più di quello che si vede: dietro ogni capo firmato Missoni c’è la storia di una famiglia italiana.

FENDI

“Nella omologazione portata dalla ‘globalizzazione’, la maestria espressa dagli antichi mestieri è da salvaguardare al pari delle opere d’arte.” (Carla Fendi)

Un piccolo negozio di pellicce con annesso laboratorio in via del Plebiscito a Roma che aprirono Edoardo Fendi e Adele Casagrande nel 1925. La prima pietra di quello che sarebbe divenuto un impero di lusso. Il valore fondante della grande casa di moda italiana è l’artigianalità Made in Italy, custodito nel tempo dalle cinque figlie della coppia, le celeberrime sorelle Fendi: Paola, Anna, Franca, Carla e Alda. La collaborazione con lo stilista icona Karl Lagerfeld segna la svolta definitiva. Nel 1966 nacque il logo della doppia F inizialmente utilizzato come invisibile fodera della valigeria, oggi diventato simbolo di lusso. Accanto alle pellicce artigianali iniziarono a comparire intere collezioni di abiti pret-à-porter. Un successo che continua immutato negli anni, senza aver mai perso l’attenzione per la grande tradizione artigianale italiana.

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