Comincia oggi la Settimana della Lingua italiana nel mondo, una manifestazione promossa dalla rete culturale e diplomatica ogni anno nella terza settimana di ottobre intorno ad un tema che funge da filo conduttore. La XIX edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo sarà dedicata quest’anno a “L’Italiano sul palcoscenico”. Dal 21 al 27 ottobre, le Ambasciate, i Consolati e gli Istituti Italiani di Cultura promuoveranno in tutto il mondo lo studio e la diffusione dell’italiano grazie a circa mille eventi dedicati all’opera e al teatro, alla canzone popolare e alla drammaturgia, alla letteratura e al melodramma.

Come potevamo noi di IEX – Italian’s Excellence mancare all’appuntamento con la celebrazione della lingua italiana? E allora partiamo da qui dalla storia di questo idioma, nato dall’incontro tra tante diverse influenze e culture.

Parli italiano?

Parli italiano?

Storia della lingua italiana

Andare alla scoperta dell’origine della lingua italiana significa risalire alla decadenza dell’Impero romano, quando la circolazione del latino divenne sempre più lenta e rara. A restare fu soprattutto la lingua scritta, il latino classico, molto diverso da quello parlato. Nel terzo secolo d.C. un maestro di scuola, un romano, suggeriva ai suoi alunni di modificare il latino classico con deviazioni del latino parlato o volgare. Le invasioni barbariche e il crollo dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.) portarono alla frantumazione definitiva dell’unità linguistica in Italia. Si tratta della prima grande influenza sull’italiano. Alle parole italiane derivate dal latino si affiancarono parole di origine longobarda.

I primi documenti scritti in cui compare il volgare italiano sono quattro placiti, ovvero sentenze, ritrovati a Cassino e risalenti al 960. Il più famoso? “Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti“ (= So che quelle terre, entro quei confini che qui si descrivono, le ha possedute per trent’anni l’abbazia di San Benedetto).

Solo nel 1200 però possiamo rintracciare le vere origini della lingua italiana, quando il volgare viene utilizzato anche nei testi letterari. Del 1224 è il famoso Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi, scritto in volgare umbro (Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature…).

A questo testo seguono le liriche dei poeti siciliani della corte di Federico II di Svevia. Nasce la prima scuola poetica in volgare, che ha talmente tanto successo da essere replicata poi in Toscana, dagli scrittori del Dolce Stil Novo. Cosa cambia in questo periodo nell’evoluzione della lingua italiana? La k per esempio è presente in alternativa con c, il gruppo gn viene scritto in modi diversi (bagno ma anche bango, bangno, bannio, ecc.).  La h latina sopravvive davanti a molte vocali, restano anche la congiunzione “et” e l’articolo “lo”. Il lessico si riempie di francesismi, che richiamano la vita cavalleresca, la guerra e lo stile provenzale.

Nella Penisola Italiana arrivano poi gli Arabi e lasciano la loro impronta nel gergo commerciale italiano, quello che ha a che fare con porti, marinai, economia. 

Nel quattordicesimo secolo si afferma definitivamente il volgare, come lingua che ha pari dignità rispetto al latino. Tra i diversi volgari italiani spicca il tosco-fiorentino, perché i tre più grandi e famosi scrittori in volgare del secolo, Dante, Petrarca e Boccaccio, sono tutti toscani e perché in quegli anni Firenze raggiunge la supremazia economica e culturale in Italia.

Origini della lingua italiana

Origini della lingua italiana

Nel ‘400 si torna al culto del latino. L’Umanesimo si dedica alla riscoperta dei grandi classici latini e greci. Solo verso la fine del secolo alcuni grandi autori, come Lorenzo il Magnifico, Poliziano, Boiardo e Sannazaro, tornano ad usare il volgare. C’è bisogno di regole fisse per fissare una volta e per sempre la nascita della lingua italiana. L’articolo il prende il sopravvento su lo. Nell’imperfetto dei verbi comincia a comparire la desinenza -o per la prima persona. In questi anni l’italiano viene contaminato anche dallo spagnolo, arricchendosi sempre di più. 

Arriva il momento di scegliere, tra le tante lingue parlate in Italia, quale sia il volgare di cui si debba fare uso. Tre le posizioni assunte dai letterati italiani del Cinquecento: c’è chi ritiene che si debba adottare il tosco-fiorentino dei grandi scrittori del Trecento, c’è chi propone un mix tra tutte le parole più eleganti parlate nella nazione e c’è chi vorrebbe il predominio del tosco-fiorentino moderno. Vince la prima proposta: la lingua di Petrarca sarà modello per la poesia, quella di Boccaccio per la prosa. 

Nel 1612 l’Accademia della Crusca pubblica infatti la prima edizione del suo Vocabolario, basato rigidamente sulla lingua usata dagli scrittori fiorentini del Trecento. L’opera contribuisce a regolamentare la grafia: l’h si adopera solo nelle esclamazioni e nelle voci del verbo avere, e la grafia con zi ha completamente sostituito quella latineggiante con ti.

Il diciannovesimo secolo si apre con la polemica tra Classicisti e Romantici: i primi predicano il ritorno alla purezza della lingua; i secondi, invece, vorrebbero una lingua moderna e fresca. Prevale la tesi romantica e ne I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, vengono definitivamente celebrate le origini della lingua italiana:  nell’edizione definitiva del 1840 lo scrittore utilizza il fiorentino parlato dal ceto medio della città toscana.

La proclamazione del Regno d’Italia deve fare i conti con il lento processo di unificazione linguistica della penisola, facilitato dall’introduzione nel 1877 dell’obbligo scolastico per due anni. L’analfabetismo è una piaga difficile da estirpare e le persone continuano ad esprimersi per la maggior parte nei rispettivi dialetti. I quotidiani e i libri completano l’opera di “omogeneizzazione della lingua italiana”. In epoca contemporanea, nonostante la sfida degli anglicismi, l’italiano resiste e provano a resistere anche tutti i dialetti della Penisola, ricche testimonianze di un mondo che non può scomparire, di quella diversità che fa ricchezza.

Lingua italiana

Lingua italiana

La lingua italiana nel mondo

Dove si parla italiano? L’italiano è la lingua ufficiale in Italia, San Marino, Svizzera e Città del Vaticano. È anche la lingua ufficiale in alcune parti della Croazia e della Slovenia. Ci sono molte persone che parlano italiano in Albania, Argentina, Australia, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Brasile, Canada, Costa Rica, Croazia, Malta, Egitto, Eritrea, Francia, Germania, Israele, Libia, Liechtenstein, Lussemburgo, Paraguay , Filippine, Porto Rico, Romania, Arabia Saudita, Slovenia, Tunisia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti e Venezuela. Complessivamente possiamo sostenere che circa 63 milioni di persone nel mondo parlano italiano come prima lingua, e altri 3 milioni lo parlano come seconda lingua. L’italiano risulta essere la ventesima lingua più parlata al mondo e la quarta più studiata al mondo. 

La lingua della musica, della letteratura, del teatro, delle opere liriche. La lingua dell’arte. Suono dolce, ritmato, perfetto per la poesia, per parlare d’amore al mondo intero. Un affascinante mix di latino, volgare, dialetti, contaminazioni. Più di un “semplice” idioma, un vero e proprio viaggio: benvenuti nella Settimana della Lingua Italiana nel Mondo.