Nella giornata di sabato 22 maggio sarà inaugurata la 17esima Mostra Internazionale di Architettura, alla Biennale di Venezia, dal titolo How will we live together? La mostra sarà curata dall’architetto, docente e ricercatore Hashim Sarkis e proseguirà fino al 21 novembre. 

Il mondo sta lanciando nuove sfide all’architettura – ha commentato Sarkis. Sono impaziente di lavorare con architetti provenienti da tutto il mondo per immaginare insieme come affrontare queste sfide.”

Il titolo è stato scelto prima che erompesse la pandemia nel mondo, anche se calza perfettamente con la situazione attuale. A causa della condizione di emergenza generata dal Covid-19, la mostra è saltata l’anno scorso e proposta direttamente quest’anno.  In un contesto di divisioni politiche acutizzate e disuguaglianze economiche crescenti, Sarkis ritiene fondamentale immaginare spazi nei quali poter vivere tutti serenamente insieme. Una necessità dirompente quella di sentirsi umani: umani che, nonostante l’individualità crescente, desiderano connettersi profondamente tra loro. 

Biennale di Venezia

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Il curatore ha allestito due delle cinque Scale della mostra. Egli si pone delle domande, disquisendo sulla crisi climatica e sanitaria, sul silenzio in merito da parte della classe politica. E se la politica non risponde, interviene l’arte. Sarkis, infatti, chiede a tutti di interrogarsi sulle nuove frontiere del vivere, a partire dagli stessi architetti. “Quando entriamo – dice – nello specchio vediamo noi.

Noi ci interfacciamo con noi stessi e con lo spazio circostante: quello che ci appare fuori è un ambiente caotico. Diseguaglianze economiche, depauperamento delle risorse umane, i temibili e disastrosi effetti del cambiamento climatico, il distacco dalla società. Le parole d’ordine per un futuro post-pandemico dovranno essere “dialogo”, “collettività” ed “equità”: nuovi orizzonti che possano sovrastare le vecchie dicotomie. 

Non possiamo vivere se non viviamo assieme sempre meglio, continua Sarkis. Il pianeta ha bisogno che lavoriamo assieme perché i problemi futuri necessitano di una cooperazione tra nazioni, istituzioni, professioni. La sola soluzione è vivere assieme.

Assieme non vuol dire, però, omologarsi. Proprio a tal proposito, l’architetto propone 112 partecipanti provenienti da 46 Paesi, ognuno di loro con idee innovative. Il padiglione Italia, dal nome “Comunità resilienti” a cura di Alessandro Melis, ben risponde alle tematiche innalzate da Sarkis. Il programma porrà al centro la questione del cambiamento climatico e le nuove sfide che dovrà affrontare l’architettura. La novità interessante vede la realizzazione del padiglione con materiali ecosostenibili, grazie al riciclo e reimpiego degli stessi provenienti dalle demolizioni.