“La leggenda è il rumore che sta sotto alla storia.” (Andrea Carandini)

Non c’è storia senza leggenda. Lo sa bene il popolo campano, che per ogni luogo, tradizione, piatto, costume, ha la sua leggenda. Napoli, il cuore pulsante di questa ragione, racchiude senza dubbio le principali curiosità sulla Campania, ma tra costa ed entroterra, noti capoluoghi e paesini sconosciuti, tutto il territorio campano è ricco di storie, miti, divertenti aneddoti e leggende paurose

Tradizioni della campania e leggende popolari napoletane 

Sapori, odori, colori: la Campania è una sorpresa continua. Ma per comprendere alla perfezione le usanze e la vita in questo territorio bisogna fermarsi ad ascoltarne le leggende, il canto che si cela dietro l’apparenza, la sostanza che determina la forma. Un’eredità di storie per spiegare la scaramanzia, certo, ma anche per regalare al mondo una nuova visione della Storia, più avvincente e ricca di dettagli, una Storia in cui a vincere non è sempre il più forte. Cominciamo il nostro viaggio tra misteri di Napoli e leggende sulle streghe!

1. Le streghe di Benevento

Chi non ha mai associato il temibile volto che troneggia su uno dei liquori italiani più famosi con la Strega di Benevento? Impossibile non farlo. La leggenda che gira intorno a questa città campana ha alimentato a dismisura la fama del prodotto liquoroso, concorrendo a farne il simbolo di uno dei luoghi più misteriosi d’Italia. Proprio a Benevento pare si radunino tutte le streghe italiane: a sostenerlo la credenza popolare, sviluppata da scrittori, musicisti e artisti. 

Le origini della leggenda della strega di Benevento risalgono al 1273, quando si ha testimonianza riti legati alla stregoneria. Pare che queste magiche donne si dessero appuntamento sotto un grande albero di noce per svolgere riti sacri: parola di Matteuccia da Todi, processata per stregoneria nel 1428. E proprio sotto un grande albero, nel XVI secolo, furono ritrovate delle misteriose ossa e la leggenda cominciò a prendere corpo.

Secondo la leggenda, l’albero di noce era stato scelto per le sue caratteristiche: una pianta sempreverde dalle qualità nocive, posizionata all’interno di una gola, lo Stretto di Barba, sulla strada verso Avellino. Un fitto boschetto custodisce l’albero, proprio accanto ad una chiesa abbandonata dove avvenivano ( e non è detto che non avvengano tuttora) i riti della stregoneria. Anche sui riti le leggende non risparmiano dettagli: le streghe di Benevento erano solite ungersi le ascelle e il petto con un magico unguento, che permetteva loro di volare, dopo la formula magica di rito: “Unguento unguento portami al noce di Benevento, sopra l’acqua e sopra il vento e sopra ogni altro maltempo”.  Non solo il volo, ma anche la trasformazione: le streghe diventano incorporee, fatte di vento e volando si dirigevano verso il Ponte delle Janare (ponte delle streghe), tra due paesini del beneventano: Guardia Sanframondi e San Lupo.

Una volta arrivate al grande albero di noce, le streghe cominciavano i grandi banchetti e le danze, visti da molti come riti demoniaci. La leggenda parla di donne dai poteri spaventosi che causavano atroci sofferenze alle persone. Ancora oggi, per spaventare i bambini capricciosi, gli anziani sono soliti minacciare i discoli con l’arrivo della strega di Benevento. Come si poteva difendere dalle temibili streghe? Lasciando del sale o una scopa sull’uscio della porta d’ingresso. Prima di entrare, infatti, le streghe dovevano fermarsi a contare i granelli o i fili della scopa. Un’operazione che richiedeva molto tempo, fino al sorgere del sole, quando ormai era tempo di andare via. 

Le Streghe di Benevento

Le Streghe di Benevento

2. La Regina Verde

Lambite da uno dei mari più belli del mondo: così sono le coste campane e anche su queste terre baciate dalle onde circolano straordinarie storie. Una delle più importanti è la leggenda della Regina Verde. Secondo il racconto, la bellissima figlia del comandante dei saraceni, scendendo dalla sua nave, lasciò cadere in acqua il velo azzurro che le copriva il viso. Senza quel filtro sul volto, i presenti rimasero completamente sbigottiti dalla bellezza della ragazza dal viso color smeraldo che riluceva al sole. 

I pescatori e i contadini di Agropoli, il luogo campano in cui si fermò il vascello, non avevano mai visto niente del genere e decisero di ribattezzare la ragazza con il nome di Regina Verde. L’amore conquistò presto tanti cuori che si recarono dal comandante dei mori per chiederne la mano. Tutti vennero rifiutati. Un bel giorno, però, la Regina Verde, durante una passeggiata lungo la splendida Baia di Trentova, rimase colpita da un pescatore che tirava e sistemava le sue reti prima di ripartire. 

Quelle mani callose, indurite dal sole e dalla fatica. Quel volto, bello, misterioso e profondo. La Regina Verde ne rimase ammaliata. E ricambiata nel sentimento. Così i due si lasciarono andare alla passione: ogni mattina, la Regina Verde salutava il pescatore suo amato prima che partisse. Un terribile giorno, il pescatore non fece più ritorno: era annegato a causa di una grande tempesta. Passarono giorni e giorni nell’attesa di rivedere l’amato, ma quando capì che non sarebbe più tornato la Regina Verde si gettò dalla rupe più alta. Gli dei, mossi a compassione, la trasformarono in una ninfa che abita, tuttora, in una grotta sottomarina e nelle notti di tempesta si sentono le sue grida di disperazione. Lei è ancora lì, che cerca il suo amato. 

La Regina Verde

La Regina Verde

3. La Sirena Partenope

La più antica e importante delle leggende su Napoli, quella legata alla nascita della città campana. Tre sirene: Partenope, Leucosia e Ligeia erano figlie della Musa della Tragedia Melpomene e del Fiume Archeoo, il corso d’acqua greco più importante. Bellissime e affascinanti, ma vittime di una maledizione: sarebbero morte davanti al rifiuto di qualsiasi uomo. Tanti i pescatori che, udita la voce incantevole e irresistibile delle sirene, si gettavano in mare, sperando di raggiungerle. Ma la corrente li trascinava sugli scogli, uccidendoli. Ulisse, avvertito dalla maga Circe, riuscì ad evitare la terribile fine con un piccolo trucchetto: tappò le orecchie ai suoi compagni e si fece legare all’albero maestro, per essere sicuro di non cedere in nessun modo.

Per le tre sirene questo equivaleva ad un rifiuto e così, folli e disperate, le tre sorelle si lasciarono morire: Partenope fu trascinata dalla corrente a Megaride, e il suo bellissimo corpo fu trasformato dagli dei in un altrettanto incantevole paesaggio: il golfo di Napoli, la bellissima Partenope, appunto. 

La Sirena Partenope - Golfo di Napoli

La Sirena Partenope – Golfo di Napoli

4. La campana sommersa

Il Mar Tirreno è il protagonista assoluto di questa leggenda, ambientata nella terra campana di Sorrento. Quando i corsari saraceni assalirono la città, vennero saccheggiate chiese e palazzi, con devastazioni e incendi. Il capo saraceno, non contento, si gettò all’arrembaggio delle campane, strappandole via dai campanili delle Chiese di Sorrento. La campana più bella era quella della Chiesa di Sant’Antonimo. Il corsaro la scelse come simbolo da issare sulla nave ammiraglia. Durante il viaggio la corsa della nave pirata venne improvvisamente arrestata da una forza misteriosa. Nel tentare di alleggerire la nave, in mare fu gettata proprio la bella campana: la nave ripartì e la campana giace ancora lì, sul fondo del mare di Sorrento.

La Campana sommersa - Sorrento

La Campana sommersa – Sorrento

5. Il Lacryma Christi

Sempre in tema di leggende napoletane si parla ora di uno dei vini più famosi della Campania, frutto della vite che cresce lungo le pendici del Vesuvio. Ai tempi in cui Gesù girava il mondo, arrivò anche in Campania. Qui salì sul Vesuvio per godersi lo stupendo panorama e commosso dalla bellezza di cotanto incanto, esclamò: “è proprio un pezzetto di Paradiso questo: peccato che i suoi abitanti siano dei peccatori”. Nel dirlo, i suoi occhi si riempirono di lacrime, andando a bagnare il terreno. Proprio su quel terreno alcune donne piantarono dei tralci di vite che prosperarono subito, donando un’eccellente uva da cui si ricavò il celebre vino, “Lacryma Christi” appunto.

Lacryma Christi del Vesuvio

Lacryma Christi del Vesuvio

6. Il miracolo di San Catello

Ci spostiamo a Castellammare di Stabia, per una leggenda che riguarda il santo patrono, San Catello, Vescovo e Martire. Il più importante miracolo che gli è stato attribuito è il miracolo del grano. A causa di una lunga siccità, tutti i paesi intorno al Vesuvio furono colpiti da una grave carestia: gli uomini stavano morendo di fame e disperati chiedevano aiuto a San Catello. Un giorno di giugno una nave piena di grano fu avvicinata da una barchetta su cui viaggiava un vecchio con la barba lunga. Quel vecchio convinse il capitano della nave a portare il carico a Castellammare, concludendo ottimi affari. Il capitano cercò il vecchio per ringraziarlo, ma non lo trovò. Quell’uomo era il patrono della città.

Castellammare di Stabia

Castellammare di Stabia

7. Castel dell’Ovo

Uno dei simboli della città partenopea, che si erge maestoso sul Lungomare, deve il suo nome ad una delle più antiche leggende di Napoli. Protagonista della storia è Virgilio, il poeta latino, considerato anche un mago: questi avrebbe nascosto un uovo magico nelle segrete del castello per impedirgli di crollare. Un eventuale rottura provocherebbe la distruzione della fortezza e di tutta la città. Dell’uovo, ovviamente, non c’è traccia, ma leggenda vuole che si trovi in un recipiente d’acqua in una gabbia di ferro appesa ad una trave di quercia in una stanza dei sotterranei. 

Castel dell Ovo - Napoli

Castel dell Ovo – Napoli

8. Storie di fantasmi a Napoli 

Tra le tante leggende Napoli che affollano la storia campana, ce ne sono diverse che riguardano i fantasmi. Una delle più celebri è quella della Bella ‘Mbriana e del Munaciello. La prima è uno spirito benevolo, una bellissima principessa che dopo aver perso il suo amore, sola e disperata, iniziò a vagare per la città. Il re chiese ai suoi sudditi di accoglierla e da allora quel fantasma a Napoli è segno di fortuna e protezione. Al contrario, il Munaciello, è uno spirito dispettoso che vive nelle case ed indossa un saio da monaco. La scrittrice Matilde Serao parla di un personaggio realmente esistito, il figlio deforme di Caterinella Frezza. Può essere buono o cattivo, a seconda della simpatia che nutre per chi lo ospita e può perfino lasciare soldi in luoghi nascosti della casa. 

I fantasmi a Napoli non sono finiti. Secondo un’antica leggenda nel Castel Sant’Elmo al Vomero vaga un fantasma vestito di bianco che si diverte a spaventare chiunque si avvicini. Dai sotterranei dell’edificio si sentono poi, strane urla, proprio nel punto in cui le guardie reali uccidevano i nemici per poi farli mangiare dai topi. Altri fantasmi a Napoli si nasconderebbero nel Palazzo di Posillipo che prende il nome da Donna Anna Carafa: durante un ricevimento la nobildonna sorprese il suo amante Gaetano di Casapesenne a baciare la giovane Donna Mercedes de las Torres. Donna Anna fece sparire la giovane malcapitata, lasciando Gaetano alla sua disperata ricerca. Da allora i tre spiriti continuano a vagare tra le stanze del palazzo, senza pace.

Bella 'Mbriana

Bella ‘Mbriana

Celebri leggende, come quella delle terribili streghe di Benevento, della bellissima sirena Partenope trasformata in golfo o dell’uovo di Virgilio. Altre meno note, come l’amore perduto della regina color smeraldo, o il tradimento di Donna Anna Carafa. La Campania si vive anche attraverso le sue storie, i miti che ne spiegano le origini e la forte scaramanzia. 

Leggi anche: Le più belle leggende pugliesi