“Se dimentichiamo le nostre leggende, temo che dovremo chiudere una porta importante all’immaginazione.” (James Christensen)

L’Italia è una terra leggendaria, da Nord a Sud sono innumerevoli le storie che si tramandano oralmente di generazione in generazione. Favole con e senza morale, spunti di realtà a cui è stata data una veste fiabesca. Modi di spiegarsi il mondo quando la scienza ancora non aveva trovato il modo di farlo. Un patrimonio culturale immenso.

Leggende pugliesi: le fiabe d’amore del Salento 

In Puglia le leggende popolari sono tante: il territorio salentino, in particolare, è ricco di misteri e storie che gli abitanti dei luoghi più belli custodiscono gelosamente, come un tesoro, affinché non se ne perda il ricordo. Ecco le antiche leggende pugliesi

La leggenda di Cristalda e Pizzomunno

“E così la gente lo ammira da allora, gigante di bianco calcare che aspetta tuttora il suo amore rapito e mai più tornato” 

Con queste parole Max Gazzè dal palco del Festival di Sanremo mise in musica una delle leggende italiane famose legata ad una caratteristica spiaggia di Vieste, quella di Pizzomunno, che prende il nome dall’imponente monolite bianco che troneggia sulla sabbia. Fin dall’antichità sotto questo cielo è narrata la bellissima storia d’amore di due giovani viestani, Pizzomunno e Cristalda. Un legame sincero che scandiva la quotidianità dei due innamorati. Il giovane pescatore Pizzomunno si recava ogni giorno su quella piccola spiaggia per prendere il largo sulla sua barca. Nelle acque profonde, le sirene lo ammiravano e volevano sedurlo attraverso il loro canto. L’uomo, però, restava fedele alla sua Cristalda e al loro invito opponeva continui rifiuti. Le sirene, inviperite e gelose, decisero di punire il giovane: rapirono la sua amata Cristalda e la trascinarono nel fondo del mare, impedendogli di rivederla. Il dolore di aver perso il suo amore per sempre pietrificò Pizzomunno e lo trasformò in quel blocco bianco che domina la spiaggia di Vieste. Ma l’amore leggendario supera anche la morte: ogni cento anni Cristalda e Pizzomunno si danno appuntamento lì, sulla riva del mare, dove le onde baciano la terra, per rivivere in una sola notte, la passione di una vita intera, quell’amore folle che non conosce confini, eterno e immutabile, che resiste al tempo e alla distanza, che fa stare Pizzomunno lì, fermo a cantare verso l’orizzonte: “Ma io ti aspetterò, fosse anche per cent’anni aspetterò”.

pizzomunno vieste

Pizzomunno Vieste

Castel del monte

Tra i castelli più belli d’Italia c’è questo maniero di Federico II, costruito nel XIII secolo per volere del grande imperatore. Venne edificato in un un luogo isolato, come dimora di caccia e non per scopo difensivo. Tanti sono i misteri che circondano il mitico castello. Tutto sembra ruotare intorno al numero otto: la pianta è ottagonale, come le torri; otto sono le stanze di questo maniero. Secondo l’architettura medievale l’ottagono era il simbolo della perfezione umana e divina. L’otto in orizzontale, poi, simboleggia l’infinito. Così, negli anni, si è diffusa la credenza che in questo edificio si praticasse l’alchimia, che fosse un osservatorio astronomico, o un tempio per celebrare dei riti esoterici. Le posizioni più estremiste sostengono addirittura che all’interno del castello sia custodito il Santo Graal o che l’edificio stesso sia il Santo Graal. Delirio o suggestione?

Castel del monte

Castel del Monte

Le due Sorelle di Torre dell’Orso

Una famosa località balneare pugliese, sede di una delle leggende salentine più belle. Due scogli vicini chiamati “le due sorelle” troneggiano sulla spiaggia frequentata ogni anno da migliaia di turisti. Due giovani fanciulle che decisero di evadere dalle fatiche della campagna per correre verso il mare, sulla spiaggia di Torre dell’Orso appunto. Una delle due, più audace, si sporse troppo verso il mare, cadendoci dentro. La sorella si gettò in acqua per salvarla, ma nessuna delle due riuscì a tornare a riva. Gli dei, inteneriti dall’abbraccio mortale delle due sorelle, le tramutarono in roccia, in quei due scogli, uniti per sempre. 

torre dell orso le due sorelle

Torre dell’Orso le Due Sorelle

Santa Maria di Leuca

Al tempo dei Messapi, sorgeva in questa località un tempio dedicato alla dea Minerva, protagonista di una delle antiche leggende pugliesi. Qui, dove il mar Ionio incontra il mar Adriatico, dominava una divinità bianca, metà donna e metà pesce, dalle incantevoli doti canore. Il suo nome era Leucasia. Era capace di sedurre tutti, ma un giovane, Melisso, sembrava non cedere al suo fascino. Troppo innamorato della sua fidanzata Aristula per cedere alle lusinghe della dea. Leucasia, infuriata, pensò alla vendetta, e mentre i due amanti giacevano abbracciati sulla spiaggia sprigionò un vento talmente forte da separarli. I due cominciarono a fluttuare nell’aria, sbattendo da uno scoglio all’altro, fino alla morte. Vennero infine scaraventati in due parti opposte del golfo. Minerva, mossa a compassione dalla storia d’amore, decise di trasformare i due corpi in pietra come simbolo di legame eterno. Così, secondo questa curiosità sulla Puglia, nacquero punta Meliso e punta Ristola protesi ad abbracciare il mare, l’uno per cercare l’altra. Anche Leucasia venne pietrificata e si trasformò nella città di Santa Maria di Leuca. 

santa maria di leuca

Santa Maria di Leuca

LA STORIA DEL MERLETTO a tombolo

Parlando di curiosità pugliesi non si può non menzionare la leggenda del pizzo a tombolo, nato in Fiandra e diffusissimo in Puglia. C’era una volta a Bruges una bellissima ragazza di nome Serena, che era purtroppo molto povera. Anche il suo amato, un giovane artista, era povero come lei. Quando la mamma di Serena si ammalò, la ragazza pregò la Madonna di farla guarire e in cambio poté offrire solo in voto la rinuncia al suo amore. Seduta all’ombra di un grande albero comunicò la terribile notizia al suo fidanzato e dai rami cadde sul suo grembiule una tela di ragno fittissima ma leggera. I due innamorati rimasero incantati alla vista di quel complesso ricamo e Serena decise di provare a rifarla col filo del suo fuso. Per custodire meglio la preziosa ragnatela durante il trasporto, il giovane irrigidì il grembiule e lo chiuse aiutandosi con alcuni rami dell’albero. Serena lavorava col filo e il suo amato la aiutava a tenere ordinati e separati i fili, legando un bastoncino di legno ad ogni estremità.

Così nacque il primo tombolo, strumento di lavoro tradizionale per la realizzazione di pizzi e merletti, e nacque anche il primo pizzo di Bruges. La novità conquistò il cuore delle dame della città che vollero subito un esemplare della stupenda ragnatela, ricompensando lautamente la giovane. La madre di Serena guarì e arrivò il momento di tenere fede al voto fatto: i due innamorati dovevano lasciarsi. Ancora una volta sotto l’albero dei miracoli cadde un’altra ragnatela che riportava incisa l’assoluzione dal voto. 

merletto a tombolo

Merletto a Tombolo

La storia dona una sfumatura leggendaria ad una tradizione reale: il merletto è infatti nati con ogni probabilità in Italia, alla fine del ‘400, per sostituire le pesanti decorazioni medievali di passamaneria d’oro e d’argento che abbellivano gli abiti delle nobildonne, introducendo nel campo dell’abbigliamento decorazioni più leggeri e lavabili. Il filo bianco venne per l’occasione intrecciato a trina, ovvero un passamano intrecciato 3 volte.

Cristalda e Pizzomunno, le due sorelle, Melisso e Aristula, il merletto della bella Serena, i segreti di Castel del Monte: quando la realtà non basta a descrivere la bellezza sconfinata della terra pugliese, la storia si colora di fantasia e diventa leggenda.