La pizzica è una tra le danze popolari italiane più conosciuta al mondo. Tipica di Taranto – dove ogni estate si svolge La Notte Della Taranta, il più grande festival d’Italia e una delle più significative manifestazioni sulla cultura popolare in Europa -, tipica di tutto il Salento ma diffusa anche in un’altra subregione della Puglia, la Bassa Murgia, fino ad arrivare addirittura a Matera (appartenuta alle Terre d’Otranto).

Molti i racconti legati alla sua origine: la prima ipotesi vuole che sia legata al culto del dio Dioniso, o Bacco. Pare infatti che durante i festeggiamenti in suo onore la popolazione si lasciasse andare a comportamenti sfrenati.

Altri invece sostengono che il nome “taranta” derivi dalla tarantola, e più precisamente dal morso del ragno, che gettava il malcapitato in uno stato di choc dal quale si risvegliava solo grazie alla musica. La persona danzava accompagnata da musicisti, che suonavano per lei fino a che l’effetto del veleno non fosse svanito. In seguito, con l’avvento del cristianesimo, la figura terapeutica di San Paolo si affianca a quella della guarigione tramite il ballo,  e la guarigione dal morso della tarantola continuava ad avere il suo scenario rituale nelle quattro mura di casa.

La Pizzica Salentina

La Pizzica Salentina

LA PIZZICA PIZZICA: Cos’è e come si balla

La pizzica pizzica è un ballo vivace di coppia, che compare solo alla fine del secolo XVIII. Oggi vive per lo più nella memoria storica degli anziani salentini, e prevede nelle danze caratteristiche movimenti molto legati al senso di circolarità risaltati dalla ronda stessa. Se si pensa alla pizzica ballata nelle sagre e nelle feste di paese, la ronda coi suoi musicisti e i suoi tamburellisti caratterizza l’intera piazza, accentrando tutta l’attenzione.

LA DANZA DELLE SPADE E LA PIZZICA DI SAN VITO DEI NORMANNI

La danza delle spade è un’originale forma di danza che certamente deriva da un antico rito di sfida al coltello, praticato dagli uomini litigiosi che si incontravano durante le fiere e i mercati. L’origine del duello è naturalmente da ricercarsi nei tipici regolamenti di conti fra soli uomini d’onore, con i partner “legati” dal ritmo e dal movimento; il legame che si stabiliva tra di essi è di tipo ancestrale, e affonda la sue radici anche nella competizione amorosa, facendo diventare il ballo un momento di sfida in cui ci si confronta, esibendo doti di agilità, creatività e prestanza fisica.

Ricordiamo poi  anche la pizzica di San Vito dei Normanni, tra tutte la più particolare e caratteristica: si credeva, in effetti, che il tarantato o la tarantata, qualora fosse stato morso dal ragno in acqua, poteva guarire dalla crisi solo se il ballo si fosse poi svolto in acqua.

La pizzica salentina non era soltanto, quindi, soltanto un ballo dei giorni di festa, ma rappresentava anche un momento di guarigione in un contesto etnocoreutico.

La musica veniva eseguita da vari musicisti e ognuno di loro suonava uno strumento diverso tra i quali primeggiava, ovviamente, il famoso tamburello, seguito dal violino e da altri strumenti a corda.

Il ballo poteva proseguire per giorni, addirittura settimane, e aveva ( e ha tuttora) un ritmo particolarmente accelerato e sfrenato.

L’ultima curiosità che riguarda la pizzica salentina è il fazzoletto: pare non abbia alcun legame di tradizione con il ballo, ma che sia stato aggiunto in seguito, come puro ornamento. Le mani delle danzatrici si riempivano del rosso della sua stoffa per aggiungere colore alla coreografia di una danza già molto travolgente. Non sappiamo quale possa essere la sua vera storia ma il rosso di quel fazzoletto è di sicuro simbolo emblematico di un sentimento forte e istintivo.