Il 14 giugno del 1837 Giacomo Leopardi rivolse un ultimo sguardo al mondo che tanto aveva cantato durante tutta la sua vita: uno dei poeti italiani più celebri ed emozionanti di tutti i tempi si spense a Napoli, la città che lo aveva accolto dopo la sua fuga da una realtà che gli stava troppo stretta.

Nato a Recanati il 29 giugno del 1798, Leopardi esce per la prima volta dal suo paese d’origine nelle Marche a 25 anni: da quel momento il “giovane favoloso” non smise di viaggiare per le città italiane: Milano, Bologna, Roma, Firenze, Pisa, e infine Napoli, dove morirà accanto al suo fidato amico e compagno di viaggi Antonio Ranieri.

I luoghi che hanno ispirato le poesie di Leopardi

Tanti i luoghi vissuti e amati dal poeta, che hanno ispirato i suoi versi e che si possono visitare ancora oggi. Quali sono i posti del cuore di Giacomo Leopardi?

Palazzo Leopardi – Recanati, Marche

Tutto comincia qui nell’imponente casa della famiglia Leopardi, quella dimora diventata una prigione per il poeta. Giacomo poteva osservare il mondo solo filtrato dai vetri di una finestra, affacciata sulla piazza protagonista de “Il sabato del villaggio”.

Le linee semplici ed eleganti sono frutto delle modifiche architettoniche eseguite nella prima metà del Settecento dall’architetto Carlo Orazio Leopardi, prozio del poeta.

Dal palazzo si vedono anche la chiesa di S. Maria di Montemorello e l’edificio delle scuderie: nei piani superiori abitava Teresa Fattorini, protagonista di A Silvia.

I giardini sono situati nella parte posteriore del palazzo: un tempo la famiglia Leopardi possedeva anche gli spazi confinanti, donati poi per la costruzione del Convento di Santo Stefano, ora sede del Centro mondiale della poesia.

L’intero primo piano del Palazzo è occupato dalla famosa Biblioteca, quella in cui Leopardi ha passato tutta la sua gioventù, tra oltre 20.000 volumi: per poterla visitare si sale un ampio scalone settecentesco, sulle cui pareti sono murati alcuni reperti archeologici raccolti da Monaldo. Tra due colonne al centro dello scalone è possibile ammirare l’architrave marmoreo con una scritta portafortuna.

Palazzo Leopardi

Palazzo Leopardi

Colle Tabor – Recanati, Marche

“Sempre caro mi fu quest’ermo colle”: il verso è inciso su una targa posizionata proprio nel luogo in cui Giacomo era solito passeggiare e che ha ispirato l’Infinito, la sua poesia più celebre. Leopardi arrivava qui direttamente dal giardino della sua casa, passando attraverso l’orto del convento di Santo Stefano. Il poeta passava molto tempo ad ammirare lo splendido e vasto panorama che abbracciava monti e mare. 

Milano

Inevitabile il confronto tra la vita di città e quella del suo borgo natio: Milano è oggetto di critiche severe da parte del poeta, ma è considerata anche da Leopardi come la meta ideale per la diffusione dei suoi scritti nei circuiti mondiali. 

Milano

Milano

Roma 

Giacomo Leopardi si recò a Roma due volte: la prima nel novembre del 1822, ospite di suo zio, per cercare un incarico che gli concedesse di vivere scrivendo; la seconda, anni dopo, quando era diventato un affermato poeta, prendendo in affitto una casa tra via Mario dei Fiori e via Condotti.

Ebbene, sull’animo del poeta, Roma non ebbe in nessuno dei due casi l’effetto sperato: Leopardi ne rimase fortemente deluso. L’unica emozione provata? La visita alla Tomba di Torquato Tasso.

Roma

Roma

Bologna

Dopo una prima breve sosta in luglio, Giacomo Leopardi tornaa Bologna e vi soggiorna dal 29 settembre fino al 3 novembre 1826. Il poeta prende alloggio a pensione presso la famiglia del tenore Aliprandi, in una casa vicina al teatro del Corso.

E proprio al Caffé del Corso amava fare ogni giorno colazione con cioccolata e biscotti, stringendo amicizie importanti. Nelle sue lettere descriverà Bologna come una città “quietissima, allegrissima, ospitale”, “piena di letterati nazionali, e tutti di buon cuore”.

Bologna

Bologna

Pisa

“L’aspetto di Pisa mi piace assai più di quel di Firenze. Questo Lung’arno è uno spettacolo così ampio, così magnifico, così gaio, così ridente che innamora”. Così scriveva Giacomo Leopardi il 12 dicembre 1827, arrivato a Pisa per cercare sollievo alla sua malattia.

Soggiornò per qualche tempo in una pensione, per poi trasferirsi presso un affittacamere in via della Faggiola. Qui conobbe la figlia del proprietario, Teresa Lucignani: quest’incontro le ricordò Teresa Fattorini e così Leopardi scrisse “A Silvia”. 

Andando via, scrisse di Pisa: “un misto di città grande e città piccola, di cittadino e di villereccio, un misto così romantico, che non ho mai veduto altrettanto. A tutte le altre bellezze, si aggiunge la lingua”.

Pisa

Pisa

Firenze

Negli anni a Firenze Leopardi visse in via del Fosso, l’attuale via Verdi, presso le sorelle Busdraghi, ma aveva alloggiato anche alla Loggia del Grano e a una Locanda della Fontana.

Qui conobbe Antonio Ranieri, amico fedele, che si prenderà cura di Leopardi fino alla sua morte. L’evento più importante di questo periodo fu l’incontro con Fanny Targioni Tozzetti, che viveva in un bel palazzo di Via Ghibellina: come tutti sappiamo, la donna gli spezzò il cuore.

Firenze

Firenze

Villa delle Ginestre – Torre del Greco, Napoli

Nel 1833 Giacomo Leopardi, accompagnato da Antonio Ranieri, giunse a Napoli, e venne accolto dai parenti degli amici nei pressi di Piazza S.Ferdinando. Visse nei quartieri spagnoli per diverso tempo e fu colpito dalla gioia di vivere del popolo napoletano. Di Napoli amava “la dolcezza del clima, la bellezza della città e l’indole amabile e benevola degli abitanti mi riescono assai piacevoli”.

Amava passeggiare lungo Via Toledo e Santa Lucia, ma dopo circa un anno decise di trasferirsi con Ranieri in un appartamento al Vomero, dove godere di aria salubre e di una splendida vista dall’alto. 

Il cognato di Ranieri offrì loro la sua casa di campagna a Torre del Greco, proprio alle pendici del Vesuvio. Qui, a Villa delle Ginestre, Leopardi compose i suoi ultimi, indimenticabili versi. 

Un viaggio lungo una vita per trovare il suo posto nel mondo: da Recanati a Napoli, passando per Milano, Pisa, Bologna e Firenze. Giacomo Leopardi ha amato e cantato i luoghi vissuti, resi immortali dalle sue poesie.