Il 2 settembre del 1840 a Catania nasceva Giovanni Verga, una delle penne più importanti della storia della letteratura italiana.

Quasi due secoli dopo le opere di Verga continuano ad essere lette e studiate per comprendere l’evoluzione della lingua e della letteratura Made in Italy.

Giovanni Verga: biografia

Giovanni Verga nasce in Sicilia da Giovanni Battista Verga Catalano, discendente dal ramo cadetto di una famiglia nobile, e da Caterina di Mauro, esponente della borghesia catanese. Agli studi primari, Giovanni si dedica alla lettura dei classici: Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Monti, Manzoni sono il suo pane quotidiano.

Nel 1854, a causa di un’epidemia di colera, la famiglia Verga si trasferisce a Vizzini: qui mette a punto il suo primo romanzo “Amore e Patria”. Seguendo i desideri del padre si iscrive alla facoltà di legge dell’Università di Catania, senza averne voglia: nel 1861 abbandona definitivamente gli studi per dedicarsi all’attività letteraria.

Nel 1860 Verga si arruola nella Guardia Nazionale istituita dopo l’arrivo di Garibaldi a Catania, e fonda il settimanale politico “Roma degli Italiani”. Segue la pubblicazione delle prime opere, di stampo sociale e politico. 

L’amicizia con Luigi Capuana, scrittore e intellettuale meridionale, lo spinge a scrivere “Storia di una capinera”: da qui comincia la sua ascesa tra i grandi della letteratura italiana. Il 1884 è l’anno dell’esordio teatrale con “Cavalleria rusticana”. Colpito da paralisi cerebrale il 24 gennaio 1922, Giovanni Verga muore il 27 dello stesso mese a Catania nella sua casa di via Sant’Anna.

verga

Giovanni Verga

La poetica di Verga

Il pensiero di Verga è bene espresso all’interno della corrente letteraria da lui abbracciata, il Verismo che, ispirandosi all’esperienza Naturalista francese, punta all’eliminazione della personalità all’interno dell’opera. In particolare, per descrivere il mondo siciliano Verga sceglie di adottare un tipo di scrittura oggettiva, priva dei sentimenti e delle opinioni, una scrittura che guarda il mondo dei contadini e dei pescatori dalla distanza per descriverlo nel modo più veritiero possibile.

Si parla spesso di pessimismo di Verga a proposito del suo pensiero sul comportamento umano, che viene fatto dipendere da fattori materiali come l’egoismo individuale e la spinta a soddisfare i bisogni concreti. L’uomo è fortemente condizionato dall’ambiente in cui vive e nella lotta per la vita solo i più forti sopravvivono. 

Per quanto riguarda il rapporto tra Verga e il progresso la modernità è vista dallo scrittore siciliano come un fiume in piena che scorre a grande velocità trasportando il mondo verso nuovi traguardi ma travolgendo e distruggendo le vite di chi non riesce ad adattarsi: sono le vittime del progresso, i vinti, che diventano protagonisti delle opere di Verga.

Giovanni Verga: opere più importanti

Tra le opere principali dello scrittore catanese distinguiamo le raccolte di novelle e i romanzi. Nella vasta produzione letteraria individuiamo le opere che vengono studiate come perfetto esempio del suo stile e della sua poetica. Cominciamo dalle raccolte di novelle.

Vita dei campi (1880)

Questa raccolta di novelle di Verga raccoglie novelle in cui è descritto il mondo della campagna siciliana. Verga in Vita dei campi racconta la storia di personaggi dominati da passioni elementari in un mondo fatto di lavoro, miseria, violenza, gerarchie, egoismi e codici di comportamento immutabili. 

Novelle rusticane (1882)

Anche in questa raccolta sono riproposti ambienti e personaggi della campagna siciliana, ma con un forte accento sulla miseria e sulla fame. I personaggi di queste novelle sono ossessionati dalla “roba”, dalla ricerca della ricchezza, di fronte alla quale si perdono principi e valori. 

Giovanni Verga: libri de il Ciclo dei vinti

Tutti i saggi brevi su Verga non possono prescindere dall’analisi dei suoi romanzi veristi che ruotano intorno al progetto del Ciclo dei vinti, dedicato alla lotta per la vita nelle diverse classi sociali. Lo scrittore lascia incompiuto il progetto. Solo I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo vengono pubblicati, mentre La duchessa di Leyra, che avrebbe dovuto rappresentare il mondo della nobiltà travolto dalla modernità, rimane una bozza. 

I Malavoglia (1881)

Questo romanzo racconta la storia di una famiglia di pescatori siciliani, colpiti da una serie di disgrazie. Il nucleo familiare si disgrega quasi completamente, travolto dalle trasformazioni della modernità, secondo l’ideale dell’ostrica: nel momento in cui un componente della famiglia se ne va, l’intera famiglia si disgrega proprio come l’ostrica che si stacca dallo scoglio e muore. La poetica verista raggiunge il suo apice tra le pagine di un libro considerato uno dei capisaldi della letteratura italiana di tutti i tempi.

I Malavoglia

I Malavoglia

Mastro Don Gesualdo (1889)

Nel secondo romanzo del Ciclo dei vinti Verga racconta l’ascesa sociale di un muratore che riesce a diventare ricco. La sfrenata corsa all’accumulo del benessere, però, vede Mastro Don Gesualdo restare solo, tra affetti familiari completamente persi. Muore così, in un ambiente borghese conquistato grazie alla “roba”, ma senza alcun barlume di felicità.

Mastro Don Gesualdo

Mastro Don Gesualdo

La verità prima di ogni cosa, si ripeteva Giovanni Verga mentre la penna scorreva sul foglio e prendevano forma le storie e i personaggi di un mondo siciliano antico travolto dalla modernità, dove a dare la più grande lezione di vita sono gli ultimi, le vittime, i vinti. 

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