Coppi e Bartali. Bartali e Coppi. Due campioni che hanno legato i propri nomi per sempre. Nel mondo su due ruote, quella della bicicletta, l’eccellenza italiana è rappresentata da una delle rivalità sportive più famose del mondo. Dal 1940 al 1954 il ciclista Fausto Coppi e il ciclista Gino Bartali vinsero quattro Tour de France, otto Giri d’Italia e Sette Milano-Sanremo. Ricordare le gesta di questi due assi italiani tra le nostre Iex Stories, significa raccontare uno spaccato di Italia, attraverso i suoi paesaggi e un’epoca di sudore e sacrificio. 

Gino Bartali: biografia e carriera

Bartali nacque a Ponte a Ema, il 18 luglio 1914. Fin da piccolo è appassionato di ciclismo e pedala tra i comuni toscani, prima di iscriversi da indipendente alla Milano-Sanremo nel 1935. Senza nessuno sponsor, nessuna squadra alle spalle, Bartali arrivò quarto, pur con un guasto alla bicicletta. La sua prestazione impressionò la Frejus, che lo ingaggiò. Così corse il suo primo Giro D’Italia nel 1935, arrivando settimo. Nello stesso anno portò a casa anche il titolo italiano e arrivò il contratto con la Legnano. La vittoria del primo Giro d’Italia risale al 1936, e poi lo rivinse nel 1937. Bloccato da una caduta nel Tour De France, ci riprovò l’anno dopo, nel 1938, vincendolo a soli 24 anni. 

Nel 1940 il suo destino incrocia quello di Fausto Coppi, un giovane ventenne a cui la squadra decide di affidarsi dopo la brutta caduta di Bartali. Cambiano i ruoli: è Gino a fare da gregario e l’inesperto Fausto vince il suo primo Giro d’Italia. Dopo la sospensione della seconda guerra mondiale, Bartali vince ancora, nel 1946, dimostrando al mondo intero e ai suoi principali rivali che a 32 anni quello che conta non è la prestanza fisica, ma la saggezza con cui si spendono le energie, la perseveranza e la strategia.

Nel 1948, a 34 anni, Bartali si ritrova ad essere il capitano della squadra italiana invitata al Tour de France, vincendo da sfavorito la sua seconda gara internazionale. Bartali non era finito, ma decide si ritirarsi, nel 1954, con una gara organizzata per l’occasione a Città di Castello. Morì il 5 maggio del 2000. Solo sei anni più tardi, l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi consegnò alla moglie Adriana la medaglia d’oro al valor civile per quell’uomo che aveva salvato la vita a decine di ebrei italiani, trasportando foto e documenti da una città all’altra, nascosti nei tubi della sua bicicletta. Nel 2013 meritò la menzione di «Giusto tra le Nazioni», l’onorificenza conferita da Israele ai non ebrei che si sono distinti per salvare anche solo un ebreo durante la Seconda guerra mondiale. Per ricordarlo la sua famiglia continuerà ad operare nel settore della promozione e salvaguardia dello sport attraverso la Fondazione Bartali

Gino Bartali

Gino Bartali

Fausto Coppi: biografia e carriera

Fausto Angelo Coppi nasce a Castellania, in provincia di Alessandria, il 15 settembre 1919. La sua è una famiglia di modeste origini e per aiutare in casa, comincia a lavorare come garzone di salumeria. La sua prima bicicletta gli serve per muoversi in città ed è un regalo dello zio. Nelle pause lavorative, si rilassa con lunghe scampagnate, a contatto con la natura. Nel luglio 1937 disputa la sua prima corsa, da un paese all’altro, ma a metà gara deve ritirarsi per una gomma sgonfia. 

Durante la seconda guerra mondiale è militare a Tortona e viene fatto prigioniero degli inglesi in Africa, a Capo Bon. Il 17 maggio 1943 viene internato a Megez el Bab e poi trasferito al campo di concentramento di Blida, nei pressi di Algeri. Tornato a casa incolume si rimette in sella e sposa Bruna Ciampolini. Entra a far parte della squadra della Legnano e diventa un professionista. Poi passerà alla Bianchi, alla Carpano, alla Tricofilina, alla San Pellegrino. Nel suo primo anno tra i grandi, taglia il traguardo del Giro d’Italia in maglia rosa, vincendo contro ogni pronostico. 

Memorabili le sue cavalcate in solitaria: 192 Km nella tappa Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia del 1949, 170 Km del Giro del Veneto, 147 Km della Milano-Sanremo del ’46. 110 corse vinte in carriera, 53 per distacco. “Un uomo solo al comando”, era il grido d’annuncio dei radiocronisti. Due volte davanti a tutti al Tour de France, nel 1949 e nel 1952.  Doppietta nello stesso anno: Giro d’Italia e Tour de France 1949. Cinque vittorie al Giro d’Italia (1940, 1947, 1949, 1952 e 1953). Una malattia contratta durante un viaggio strappò precocemente alla vita Fausto Coppi, il ciclista, a soli 41 anni, il 2 gennaio 1960. 

coppi

Fausto Coppi

Rivalità Bartali-Coppi

Il duello comincia nel 1940, quando i due ciclisti italiani si trovano a gareggiare per la stessa squadra, la “Cicli Legnano”. La prima corsa di Bartali e Coppi è il Giro d’Italia del 1940. Bartali cade lungo il tragitto, Coppi non si ferma insieme alla squadra ad aiutarlo: il ventenne continua imperterrito a pedalare, vincendo la tappa. Bartali accusa il colpo, ma non manca di mandare la prima frecciatina al nuovo rivale, ironizzando sulle successive tappe di montagna, dove lui avrebbe spadroneggiato. Da qui si delinea la differenza tra Bartali e Coppi: il primo era un portento sui lunghi sforzi e sulle salite, il secondo era un super velocista e scattista.

La sfida tra i due stimolò Coppi, che divenne così la punta della squadra, e Bartali fu costretto a diventarne il gregario. Nella tappa Firenze-Modena, Coppi fece conoscere a tutti il sui infinito amore per il ciclismo, tagliando il traguardo sotto la pioggia scrosciante, in un’immagine divenuta celebre. La guerra divise per un po’ le loro strade: Bartali si rifiutò di diventare uno strumento di propaganda fascista, diventando attivo oppositore del regime e salvando numerosi ebrei. Coppi venne arruolato, partecipando alla campagna del Nord Africa. 

Coppi e Bartali, la borraccia simbolo di una sfida corretta

Due campioni di grandissimo livello, rivali ma rispettosi, con opposte convinzioni in ambito politico e religioso, come a rappresentare le due diverse anime della società italiana: Coppi era un laico che credeva nel progresso, Bartali era un uomo di fede. Nessun odio tra i due, poca scorrettezza. Su tutto una fotografia, quella scattata durante il Tour de France del 1952: la foto ritrae Bartali e Coppi e la borraccia nelle loro mani. Non si seppe mai chi dei due la passò all’altro, non vollero rivelarlo, come tutela di un gesto di sportività così piccolo nella pratica, così grande nel significato. 

Una rivalità tra uomini veri, accomunati dalla passione per uno sport fatto di grandi sacrifici. Per ricordare i due campioni, ogni anno nel mese di marzo, si svolge una corsa a tappe di ciclismo maschile sulle strade dell’Emilia-Romagna, la Settimana Internazionale di Coppi e Bartali.  In un mondo, quello del ciclismo e dello sport in generale, macchiato da scorrettezze, da polemiche, dallo scandalo del doping, il loro resta l’esempio da seguire e il passaggio di borraccia tra Coppi e Bartali resta il simbolo di un ciclismo a misura d’uomo. 

Candido Cannavò, giornalista sportivo, ricorda così la grande rivalità: “Fausto era ancora nella camera ardente. Arrivò Bartali. Prese la mano di Fausto e disse: “È incredibile, è incredibile”. Pianse e pregò alla sua maniera. Il grande duello era finito per sempre”. 

bartali e coppi

Bartali e Coppi

Muscoli tesi per la fatica. Una lunga salita da affrontare. Il sole cocente addosso. Una pedalata dietro l’altra, per arrivare a mettere la ruota davanti a tutti gli altri. Nessuno ha amato il ciclismo italiano più di Bartali e Coppi, nessuno ha saputo viverlo meglio. Un rispetto profondo, oltre ogni sfida.