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“A carnevale tutto il mondo è giovane, anche i vecchi. A carnevale tutto il mondo è bello, anche i brutti.” (Nicolaï Evreïnov) La festa più pazza e colorata dell’anno, la festa in cui è lecito lasciarsi andare, dimenticare ogni obbligo, ogni legame, ogni formalità, dedicarsi completamente al gioco, allo scherzo, all’allegria. Ha origini tutte italiane il Carnevale, derivato dai Saturnali della Roma antica e dalle feste dionisiache greche. Il nome deriva dalla locuzione latina carnem levare, privarsi della carne, e si riferisce alla tradizione cristiana quaresimale dell’astensione dal cibarsi di carne. Prima di chiudere i rubinetti del gusto e seguire una sorta di dieta vegetariana, si passa però per il martedì grasso, il giorno dell’ultimo banchetto, il giorno in cui ci si abbuffa di tutte le squisitezze, come i famosi dolci di Carnevale: chiacchiere, frappe, migliaccio e chi più ne ha, più ne metta. Carnevale è dunque la giornata degli eccessi, a tavola e in strada, dove si scende a divertirsi tra scherzi e lazzi, rigorosamente mascherati. La tradizione delle maschere ha sempre accompagnato il Carnevale: dietro un volto anonimo e fittizio chiunque poteva dimenticare le differenze sociali, l’identità individuale, le preoccupazioni ed essere semplicemente una persona tra le altre, pronta a perdere la testa per quell’unica giornata di eccessi, secondo l’antico detto latino del “semel in anno licet insanire” (una volta l’anno è lecito impazzire). 

Sfilata di Carnevale

Sfilata di Carnevale

Carnevale in Italia: un’allegra tradizione di musica e colori

Al Carnevale italiano sono solitamente associate delle maschere tradizionali regionali, ma in realtà questi simboli nacquero per il teatro e non per la famosa festa invernale. Nel Cinquecento la Commedia dell’Arte portò in scena i vizi tipici della società dell’epoca: l’avarizia, la pigrizia, l’astuzia, l’inganno. Per renderli al meglio fu necessario creare dei personaggi ad hoc, in cui si condensavano tutte queste “belle” doti. Nacquero così i vari Pulcinella, Pantalone, Arlecchino, Colombina, e tanti altri. Ogni regione ha le sue maschere italiane di Carnevale: colorate, esagerate, con una personalità e caratteristiche ben definite.

Maschera di Arlecchino

Maschera di Arlecchino

Ma più delle singole maschere, più dei costumi che ognuno di noi sfoggia nel giorno del martedì grasso, in Italia il Carnevale si configura come un vero e proprio rito, una festa attesissima e celebrata con dovizia di organizzazione e particolari in alcune zone dello Stivale, conosciute in tutto il mondo per grandiose sfilate ed eventi imperdibili. Ecco i carnevali italiani più famosi.

Carnevale di Venezia (Veneto)

Il primo tra i carnevali più famosi d’Italia è sicuramente quello che si tiene ogni anno nel capoluogo veneto. Se ne parla fin dal 1904 come di una serie di divertimenti pubblici nei giorni che precedevano la Quaresima. I Veneziani scendevano in strada, indossavano una maschera e si dedicavano totalmente alla spensieratezza dei giochi, dimenticando le preoccupazioni. Lungo la Riva degli Schiavoni, in Piazzetta, in Piazza San Marco, fiumi di gente si riversava ad ammirare le attrazioni di strada, i giocolieri, i saltimbanchi, gli acrobati. E tutto intorno musica incessante di trombe e tamburi, venditori ambulanti di dolci di ogni tipo. Lungo i decenni la storia del Carnevale di Venezia si è arricchita di episodi consegnati alla memoria di questa festa.

Carnevale di Venezia

Carnevale di Venezia

Nel 1571, in occasione della vittoria delle forze cristiane nella celeberrima Battaglia di Lepanto, venne allestita una sfilata di carri allegorici: la Fede schiacciava un drago incatenato, seguita dalle Virtù teologali, dalla personificazione della Vittoria e dalla Morte, anch’essa trionfante. Nel 1679, invece, il Duca di Mantova partecipò alla sfilata con un inusuale corteo di indiani, neri, turchi e tartari che, sotto gli occhi sbigottiti della folla, uccisero sei “mostri” prima di cominciare a danzare. In quegli anni, poi, cominciò la tradizione di aprire ufficialmente i festeggiamenti del Carnevale con il Volo dell’Angelo in Piazza San Marco: la discesa di una giovane maschera dal campanile direttamente a terra tra la folla festante. 

Maschere veneziane

Maschere veneziane

“Qui la moglie e là il marito. Ognuno va dove gli par. Ognuno corre a qualche invito, chi a giocar chi a ballar”. Così Carlo Goldoni cercò di fotografare in versi il Carnevale di Venezia nel Settecento, punto di incontro di tutte le maschere del mondo. Giacomo Casanova si avventurava tra gonne e merletti per confondere amore e allegria nella testa e sulla bocca delle belle dame. Oggi il Carnevale di Venezia è un appuntamento fisso, una parentesi di 11 giorni di festeggiamenti che attrae ogni anno migliaia di curiosi e appassionati da ogni parte del mondo. Una rappresentazione teatrale continua, un grande gioco, una sala da ballo a cielo aperto , un tripudio di voci e maschere che colorano le affascinanti profondità della Laguna più romantica del pianeta. 

maschera carnevale di venezia

Maschere del Carnevale di Venezia

Fabbricare le maschere è un vero e proprio mestiere a Venezia: tra le calle lavorano ancora i maestri artigiani “maschereri” che esibiscono in vetrina Tabarro e Larva, i simboli del Carnevale di Venezia. Un manto nero e una maschera bianca. Insieme danno vita alla Bauta, la maschera lagunare per eccellenza. Più raffinata la Moretta, maschera ovale di velluto nero creata per le donne e ornata da veli e velette. Più di una festa popolare, più di un evento turistico, il Carnevale di Venezia è un mondo a sé, un mondo in cui entrare coperti da una variopinta maschera, lasciando a casa ogni grigiore.

bauta maschera veneziana

La Bauta, tipica maschera veneziana

Carnevale di Viareggio (Toscana)

Tre colpi di cannone sparati dal mare. Il segnale che dà inizio alla festa. Un vero e proprio spettacolo. Il più importante Carnevale del mondo. Sfilate di giganteschi carri allegorici. Un mese di festeggiamenti. A Viareggio tutto è cominciato nel 1873, nella storica Via Regia, dove un gruppo di amici ebbe l’idea di una sfilata di carrozze per celebrare il Carnevale. Anno dopo anno la fantasia, la creatività e la bravura dei Maestri carristi è cresciuta e sono comparse sculture in legno, scagliola e juta, fino alla versatile e leggera cartapesta. Sulle mastodontiche costruzioni trovano spazio intere bande musicali e i personaggi dei carri cominciano a muoversi, la meccanica dona loro la vita, con grande stupore dei turisti. 

 

Carro allegorico di Carnevale

Carro allegorico di Carnevale

Burlamacco, maschera simbolo del Carnevale di Viareggio venne creata nel 1930 da Uberto Bonetti. Un personaggio ispirato alle maschere della Commedia dell’Arte, che riassume le due anime della città: l’estate (con i colori bianco e rosso degli ombrelloni) e, appunto, il Carnevale. Nel 2001 è stata inaugurata la nuova Cittadella del Carnevale, una città nella città in cui si “conserva” il Carnevale di Viareggio. Sedici enormi hangar-laboratori in cui vengono creati i giganteschi carri, che ogni anno raccontano in chiave allegorica e satirica la politica italiana e internazionale e la società moderna, sempre più carnevalesca.

burlamacco carnevale di viareggio

Burlamacco, maschera del Carnevale di Viareggio

Carnevale di Cento (Emilia Romagna)

Gian Francesco Barbieri detto il “Guercino” dipinse il Carnevale di Cento, in provincia di Ferrara nel Seicento, a testimonianza di una tradizione che affonda le sue radici in un tempo molto remoto. Nel 1947 si costituirono le società carnevalesche, anima di questo evento, che ancora oggi organizzano le sfilate del periodo più atteso dai bambini. L’entusiasmo dei centesi per questa festa ha portato questo carnevale italiano ad altissimi livelli, arrivando addirittura al gemellaggio con il Carnevale di Rio de Janeiro, il più famoso del mondo. Protagonista del carnevale Centese la maschera Tasi, ispirata a Luigi Tasini, personaggio realmente esistito nel 1900. Simbolo della coscienza dei suoi concittadini, Tasi viene dato alle fiamme per chiudere le celebrazioni, dopo il tradizionale “gettito” di gonfiabili e peluches dai carri in movimento. 

Sfilata del Carnevale di Cento

Sfilata del Carnevale di Cento

Carnevale di Ivrea (Piemonte)

Il più antico Carnevale d’Italia è quello di Ivrea, a Torino. Dal Medioevo fino ai giorni nostri continua questa tradizione rituale ricca di simbolismi che attira nella piccola cittadina curiosi e turisti da ogni parte del mondo.
Fu Violetta, ribelle giovane mugnaia, a dare il via ai festeggiamenti con un gesto rimasto impresso a fuoco nella storia di Ivrea: lei, ragazza umile, si ribellò alla legge dello ius primae noctis e uccise il Marchese di Monferrato tiranno con la sua stessa spada. Il popolo colse nel gesto il segnale per iniziare una rivolta e liberarsi dal potere sovrano, a colpi di arance. Il Carnevale eporediese si compone di diversi cerimoniali che attingono a diverse epoche, sapientemente miscelate nel famoso Corteo Storico. Qui compaiono le figure più note della leggenda: la Vezzosa Mugnaia, simbolo di libertà; il Generale napoleonico alla guida del suo Stato Maggiore; il Sostituto Gran Cancelliere, custode dell’antico rituale; due giovanissimi Abbà per ognuno dei cinque rioni in cui è divisa Ivrea; il Podestà, simbolo del potere cittadino. Nell’aria il suono di pifferi e tamburi.

Carnevale di Ivrea

Carnevale di Ivrea

Il momento più famoso di questi tre giorni di festa è indubbiamente la Battaglia delle arance del martedì grasso, attesa ogni anno da migliaia di partecipanti. La rievocazione della storica ribellione alla tirannide rivive ogni anno nel Carnevale di Ivrea: gli arancieri a piedi (il popolo) senza alcuna protezione combattono le armate del Feudatario (lottatori su carri trainati da cavalli) con l’unica arma che avrebbero potuto permettersi, le arance. Un cappello rosso a forma di calza, il Berretto Frigio, orna la testa di cittadini e visitatori, simbolo dell’ideale adesione alla rivolta contro qualsiasi forma di tirannia. Poi tutti in Piazza di Città, per l’Abbruciamento dello Scarlo, un palo rivestito di erica e ginepro che viene dato alle fiamme in segno di vitalità e buon augurio.

battaglia delle arance carnevale di ivrea

Battaglia delle Arance

Carnevale di Acireale (Sicilia)

Nella terra siciliana di Jaci, le prime notizie sui festeggiamenti carnevaleschi risalgono al 1594, come si evince da un mandato di pagamento ordinato dai Giurati a favore dei Cappuccini per le “festi di carnilivari”. Nel XVII secolo compare la maschera caratteristica del carnevale di Acireale, l’Abbatazzu, chiamato anche Pueta Minutizzu, figura satirica che sbeffeggiava nobili ed ecclesiastici. A questa si affiancheranno poi Baruni e Manti. Nel XXI secolo arriva la cassariata, la sfilata delle carrozze (landaus) dei nobili che lanciavano alla gente dei confetti multicolori. Quelle carrozze sono diventate oggi coloratissimi carri di cartapesta. Il più bel Carnevale di Sicilia è ora uno dei carnevali tipici italiani, una grande e coloratissima festa con carri maestosi, carri infiorati e carri in miniatura che sfilano tra le vie del centro storico tra profumi e sapori dell’isola italiana per eccellenza.

 

Carnevale di Acireale

Carnevale di Acireale

Carnevale di Fano (Marche)

I festeggiamenti marchigiani risalgono al 1347, ma solo nel 1872 fu costituita la Società della Fortuna che stila ogni anni il programma dei divertimenti carnevaleschi. Oltre 100.000 persone partecipano ogni anno a questo rituale, in cui il Pupo, animale sacro utilizzato come capro espiatorio per le colpo commesse dall’umanità nei giorni di festa, viene dato alle fiamme, purificando tutti. Coreografie e musiche accompagnano la sfilata dei carri allegorici dai quali parte il famoso “getto” di dolciumi sul pubblico che attende a mani levate. Si continua fino a tarda sera con il classico giro della “luminaria”, che vede i carri illuminati da luci. La sfilata è chiusa tradizionalmente dalla “Musica Arabita”, musica arrabbiata, un singolare complesso musicale nato nel 1923 per animare ulteriormente il Carnevale più dolce del mondo.

Carnevale di Fano

Carnevale di Fano

Carnevale di Putignano (Puglia)

Nel 1394 l’esigenza di proteggere le reliquie di Santo Stefano dalle razzie saracene coinvolge Putignano, nell’entroterra pugliese. Il paese viene scelto come luogo ideale per custodire le sacre spoglie. Al passaggio del corteo i contadini di Putignano abbandonarono i loro impieghi per unirsi alla processione con balli e canti. Qui nasce la Festa delle Propaggini, datata 26 dicembre, la festa che segna l’inizio del Carnevale più lungo d’Italia. Da piccoli carretti di paglia e stracci a carri allegorici in ferro e carta. Un susseguirsi di riti, tradizioni, sfilate e processioni che fondono sapientemente sacro e profano. Il giovedì è il giorno più importante della settimana del Carnevale di Putignano: in quest’occasione si portano sul palcoscenico rappresentazioni satiriche della società odierna e di quella passata. Dai Monsignori ai Preti, per poi continuare con Monache, Vedovi,  Pazzi (giovani non ancora sposati), Donne sposate e Cornuti (Uomini sposati). Ad organizzare il tutto la celebre Accademia delle Corna, che di settimana in settimana accompagna protagonisti e turisti al culmine della manifestazione: la grande notte. 365 tocchi della Campana del Maccheroni segnano la fine dell’allegra manifestazione. 

Carnevale di Putignano

Carnevale di Putignano

Tra tradizione e novità, riti e cortei, carri e sfilate, musica e dolciumi, canti e balli, l’Italia accoglie il Vecchio Carnevale, fantoccio simbolo degli eccessi, dei vizi, delle follie degli uomini. Il trionfo dell’allegria, la vittoria della luce, la supremazia del colore. Gioia per i bambini, svago per gli adulti. Felicità in coriandoli e stelle filanti di libertà. Dimenticare a casa i problemi, i pensieri, gli ostacoli e indossare un altro volto, letteralmente. Senza pensare a quello che verrà, godendosi semplicemente l’attimo, seguendo il monito di Lorenzo il Magnifico e del suo più famoso canto, scritto in onore del Carnevale: “Chi vuol esser lieto sia, del doman non c’è certezza!”

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