Chi ha insegnato l’italiano agli italiani? La televisione. La scatola rettangolare dai mille contenuti ha saputo fare da collante alla società italiana nascente, posizionando i primi mattoncini di quella che sarà chiamata cultura popolare. Gli show televisivi italiani hanno accompagnato la crescita di intere generazioni, testimoniando lo sviluppo di gusti e tendenze. Con l’avvento dei reality show italiani, si è perso quello smalto di varietà e spettacolo che ha da sempre caratterizzato l’offerta televisiva della Penisola. Perché a ben guardare, i programmi televisivi in prima serata preferiti dagli italiani sono sempre stati quelli pensati per tutta la famiglia, appuntamento imperdibile per grandi e piccini.

I programmi televisivi italiani più amati di sempre 

Dopo aver raccontato la storia della televisione italiana, oggi è tempo di focalizzarci sui programmi della televisione italiana. Ecco le dieci trasmissioni indimenticabili del piccolo schermo. 

1. “Carosello” (1957-1977)

Intere generazioni di italiani sono andate “a letto dopo Carosello”.  Un fortunato format televisivo che ha tenuto incollate le famiglie alla televisione. Da un’idea di Luciano Emmer nacque, alla fine degli anni ’50, un programma di pubblicità. Già, perché c’era un tempo in cui gli spot erano attesissimi, nessuno pensava di annoiarsi davanti alla pubblicità: i più famosi registi italiani creavano appositi racconti, storie, attraverso le quali pubblicizzare i prodotti italiani più in voga. Olmi, Pontecorvo, Leone, Pasolini, Fellini. E poi c’erano gli attori italiani e le star internazionali, come Sinatra, Jerry Lewis, Yul Brynner. E come dimenticare le animazioni d’avanguardia? Sono nati così i personaggi più amati dai bambini dell’epoca: Calimero, “L’omino coi baffi” di Bialetti, “Carmencita e Caballero” di Lavazza.

Carosello

Carosello

2. “Canzonissima” (1958-1975)

Nel 1958 l’amatissimo concorso radiofonico amato dagli italiani approdò in tv. Sotto le luci dei riflettori di questa trasmissione si sono avvicendati i volti più famosi del piccolo schermo e gli episodi che hanno segnato l’evoluzione del costume in Italia. Basti pensare all’ombelico scoperto di Raffaella Carrà nel 1970, al Tuca Tuca della celebre conduttrice dal caschetto biondo. Nel 1962 al timone del programma arrivarono Dario Fo e Franca Rame: troppo anticonformisti per la televisione pubblica italiana che si dedicava al varietà leggero, fatto di gag e musica. 

Canzonissima

Canzonissima

3. Lascia o raddoppia? (1955-1959)

Indubbiamente uno dei programmi più visti di sempre, la versione italiana del format francese Quitte ou double?, che a sua volta derivava dal game show americano The $64,000 Question. A condurre la trasmissione, un volto storico della tv, Mike Bongiorno, che ha tenuto compagnia alle famiglie nei lunghi sabato sera invernali della seconda metà degli anni ’50, fino a quando una protesta dei gestori dei locali pubblici fece spostare il programma dal sabato al giovedì. Troppo bassi gli incassi: nessuno voleva uscire, nessuno voleva perdersi il quiz dei quiz. 

Lascia o raddoppia?

Lascia o raddoppia?

4. Portobello (1977-1983, 1987)

Un format inventato da Enzo Tortora per la gente comune. E la gente comune questo programma l’ha letteralmente conquistata. Portobello è un mercato in cui si comprano cose vecchie, ci si scambiano idee, si cercano finanziatori per soluzioni alternative ad annosi problemi comuni. Qui si chiamava per ritrovare amici, parenti, vecchi compagni dei quali si erano perse le tracce. In tutto questo, c’era anche la sfida tra concorrenti a far pronunciare il nome “Portobello” ad un pappagallo in studio. Nel 1983, poi, la tragedia: un incredulo Tortora, re dei programmi tv anni ’70, venne arrestato con imputazioni di camorra e cocaina. Le accuse vennero smentite solo dopo un lungo calvario fatto di galera e processi durato 5 anni. L’uomo dal sorriso bonario tornò poi in TV, ma niente fu più come prima. 

Portobello

Portobello

5. Fantastico (1979-1997)

Quando si dice varietà televisivo, si dice Fantastico, il programma protagonista della prima serata di Rai 1 a fasi alterne. La prima edizione del 1979 fu segnata da una media altissima di telespettatori: Loretta Goggi venne consacrata come una delle conduttrici più amata. Qui mosse i primi passi il comico Beppe Grillo, autore dei monologhi satirici insieme ad Antonio Ricci. Restano indimenticabili le coreografie di Heather Parisi, imitate da tutti. Tutti gli italiani più famosi sono passati di qua, da Corrado a Pippo Baudo, passando per la Carrà. 

Fantastico

Fantastico

6. Drive In (1983-1988)

Non solo Rai: la fine del monopolio televisivo vide l’avvento di Mediaset e dei suoi programmi tv italiani, decisamente anti-varietà. Come questo programma leggero e giovanile, in pieno stile Fininvest, guidato da Antonio Ricci. Uno spaccato generazionale satirico e milanese, pienamente anni ’80, sia nella scrittura che nell’humor. Attraverso lo schermo si diffondevano i modelli di abbigliamento e di stile dell’epoca: il paninaro, il bocconiano, il venditore di quadri patacca. Ad unire il mix di parodie e sketch era la scenografia: un drive-in americano popolato da ragazze pin-up diventate iconiche. 

Drive In

Drive In

7. Non è la Rai (1991-1995)

Un format di successo che ha cresciuto un’intera generazione di ragazze, diventate protagoniste del piccolo schermo. A muovere i fili del programma Gianni Boncompagni, autore televisivo di momenti indimenticabili, come la discoteca in tv di Discoring e i fagioli della Carrà in Pronto Raffaella. Un gruppo di adolescenti si esibiva quotidianamente tra coreografie improvvisate, canzoni in playbacj e giochini passatempo per i ragazzi dopo la scuola. Su tutte spicca Ambra Angiolini, 16enne destinata a far parlare molto di sé: si racconta fosse “telecomandata” dallo stesso Boncompagni tramite un auricolare. Cosa ci ha lasciato Non è la Rai? Tante vallette e l’indimenticabile: “T’appartengo e se ci tengo, io prometto e poi mantengo”.

Non è la Rai

Non è la Rai

8. Karaoke (1992-1995, 2015)

I più grandi successi della Canzone italiana sul piccolo schermo. E no, non stiamo parlando di Sanremo, che resta il Festival per eccellenza, ma di un programma leggero targato Mediaset. All’inizio degli anni ’90, il codino più famoso della tv italiana, gira di città in città, di paesino in paesino, portando la gente fuori dalle case, su un palco a cantare. Sì, è proprio lui: Rosario Fiorello con il suo karaoke. Parole su monitor, note non proprio intonate e tre minuti di celebrità. Oggi sappiamo che su quel mini-palco da festa popolare hanno esordito star del calibro di Elisa, Tiziano Ferro, Laura Chiatti, Elisabetta Canalis. 

Karaoke

Karaoke

9. Chi l’ha visto? (1989-oggi)

Un programma che non delude mai e che continua a confermare il suo successo, anche dopo 30 anni. Prima Donatella Raffai, poi Federica Sciarelli, sono entrate in maniera discreta e delicata nelle case degli italiani, raccontando casi di scomparsa, raccogliendo le segnalazioni in diretta degli spettatori, facendo da guida e sostegno per i familiari. Appuntamento fisso per gli appassionati di storie nere, di crimini irrisolti, di misfatti dai contorni oscuri.

Chi l’ha visto?

Chi l’ha visto?

10. Maurizio Costanzo Show (1982-2009, 2015-oggi)

I talk show italiani, così come li conosciamo, nascono sul palco del Teatro Parioli di Roma nel 1982. A condurre i giochi il giornalista Maurizio Costanza, in coppia con lo storico maestro Bracardi in frac bianco. Polemiche, episodi eclatanti, interviste che hanno fatto la storia della televisione italiana, come quella a Giovanni Falcone. Personaggi famosi e meno famosi hanno preso, e continuano a prendere, posto sulle celebri poltroncine, raccontandosi e commentando l’evoluzione della società italiana. 

Maurizio Costanzo Show

Maurizio Costanzo Show

Il web insorge, ma lei, la signora Televisione, resiste. Un mass media importantissimo per la formazione della lingua e della cultura italiana, un motivo di riunione e confronto per tutta la famiglia. Tutti pronti, a semicerchio davanti a quella scatola, diventata negli anni sempre più piatta, per ridere insieme, appassionarsi, gioire, esultare, piangere e commuoversi, per veder scorrere sullo schermo, tra alti e bassi, l’evoluzione della società italiana.