Dietro ai fornelli è richiesta sempre più professionalità: per questo è nata la certificazione anche per la figura dell’Executive Chef. Si chiama CEC e nasce con lo scopo di fare ordine nel settore food, valorizzando le diverse figure che si muovono in cucina.

Questa certificazione è la prima in Italia ed è stata promossa da Roberto Carcangiu Direttore Didattico di Congusto Gourmet Institute e Presidente APCI, che insieme a Congusto Gourmet Institute e a Roberto Dal Seno, Executive Chef del San Clemente Palace Kempinski di Venezia e formatore, si sono impegnati per istituzionalizzare la certificazione CEC, Certified Executive Chef.

Ottenere la certificazione Executive Chef: la procedura e i requisiti

Come si ottiene questa certificazione? Il candidato dovrà svolgere un esame e dimostrare di avere una serie di competenze, tra cui quelle gestionali e finanziarie, le norme igienico sanitarie, argomenti afferenti le risorse umane, creazione di menu e ricette e altre specificità del ruolo dell’Executive Chef.

Gli esami si terranno con prove sul campo e saranno valutati da una commissione di esperti del settore, composta da chef stellati, executive chef di comprovata esperienza, esperti di HACCP, giornalisti di settore, wedding planner, sommelier e altri professionisti.

Sarà proprio Roberto Carcangiu a svolgere il suolo di gestore delle richieste di certificazione in questo progetto che si appoggia alla scuola professionale Congusto ed è senza scopo di lucro. Per accedere all’esame per il conseguimento del titolo del CEC, è necessario essere in possesso di alcuni prerequisiti:

  • 3 anni di comprovata attività professionale con la qualifica di executive chef siglata sul contratto.
  • Almeno 1 esperienza all’estero, in una struttura di categoria lusso.
  • Conoscenza di almeno una lingua straniera.
  • Aver compiuto almeno i 35 anni di età.
  • Consistenza e spessore del curriculum.
  • (per le strutture stagionali) Non aver mai interrotto il rapporto di lavoro durante la stagione, se non per comprovata impossibilità di salute o familiare.
  • (per le strutture a tempo indeterminato) non aver interrotto il rapporto di lavoro causa licenziamento per giusta causa o giustificato motivo. Mentre sono considerati motivi validi l’impossibilità ad operare, il fallimento dell’attività e simili.
  • Passare il colloquio preliminare con una delegazione della Commissione.